CIRCOLARE DEL 09.03.2020
Oggetto: CORONAVIRUS, NON SOLO SMART WORKING
Ai lavoratori della Lombardia e delle 14 provincie della zona arancione potrebbe essere chiesto di mettersi in ferie oppure in congedo obbligatorio fino al 3 Aprile.
<<Si raccomanda ai datori di lavoro pubblici e privati di promuovere, durante il periodo di efficacia del presente decreto, la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e di ferie>>.
Lo prevede il Dpcm firmato nella notte dell’ 08 Marzo 2020 dal premier Giuseppe Conte per i lavoratori della cosiddetta zona arancione che comprende tutta la regione Lombardia e le provincie di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia. Una modalità che si “affianca”, come precisa lo stesso articolo 1, comma 1, lettera H del Dpcm, alla possibilità del lavoro agile, ribadita per tutta Italia dall’articolo 2, comma 1, lettera R dello stesso Dpcm.
FINO A 4 SETTIMANE DI FERIE
Il decreto che sarà in vigore da oggi prevede infatti, come prima misura per contrastare e contenere la diffusione del Coronavirus, di evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori della zona arancione, nonché all’interno dei medesimi, salvo per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazione di necessità o motivi di salute. Ai lavoratori della zona arancione, dunque, si potrebbero presentare di fronte due possibilità: lo smart working oppure l’invito a mettersi in congedo o ferie eventualmente fino al 3 Aprile. Nella “peggiore” delle ipotesi, potrebbe trattarsi di 4 settimane di ferie, che per la stra grande maggioranza dei lavoratori, significherebbe esaurire tutte le ferie dell’anno. Un’ eventualità più concreta per i lavoratori dell’industria che svolgono attività che richiedono la presenza in fabbrica, piuttosto che gli addetti della ristorazione e gli addetti delle pulizie.
SMART WORKING SEMPLIFICATO FINO A FINE LUGLIO
La seconda possibilità è lo smart working che può essere attivato senza accordi individuali in tutta Italia e fino al prossimo 31 Luglio, come ribadito dal nuovo Dpcm (che fa riferimento alla durata dello stato di emergenza di cui alla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 31 Gennaio). Lo smart working può essere svolto, come previsto dalla Legge, non solo dalla propria abitazione, ma anche in sedi alternative. Dalle società di consulenza alle banche, passando dall’ Ict e dal mondo delle assicurazioni, diverse aziende (soprattutto dei servizi) hanno iniziato già da due settimane (da quando è scattata l’emergenza) ad utilizzare il lavoro agile, mentre altre, che già lo prevedevano, sono passate da 1 giorno a settimana al 100% . Difficile da applicare invece ai tanti lavoratori, dalle pulizie alla ristorazione, che svolgono attività in presenza.
<< Molti di questi, spiegano dalla Fisascat Cisl di Milano, nell’incertezza generale sono stati invitati nei primi giorni dopo l’emergenza a mettersi in ferie o a prendere permessi retribuiti >>.
Ora nel nuovo decreto del governo viene messa nero su bianco la raccomandazione di congedi e ferie. In ogni caso, se il datore di lavoro non ha attivato lo smart working, o misure di congedo o ferie, è possibile recarsi al lavoro.